C'è ancora spazio per la pittura nella ricerca dell'arte contemporanea?
A questa stupida domanda, credo, non sia più lecito rispondere.
Ogni qualsiasi risposta, anche la più lucida e colta, cadrebbe decisamente in una retorica di gran lunga superiore
a quella già insita nel quesito.
Basta.
La pittura è morta, veramente morta; vive nella memoria e nei deboli gesti di piccoli, minori pittori che non faranno
più la STORIA DELL'ARTE,... Finalmente!
Ma è grande il desiderio di restare, quando tutto scompare.
Concluso è il novecento con i suoi Picasso, i Klee, i Pollock, la Pop Art, il Concettuale, la Transavanguardia, le
Rivoluzioni, il senso della storia e forse anche il bisogno dell'artista di dannarsi l'anima per ritrovare sè stesso
in una propria incosciente felicità nell'arte o nel quotidiano.
Il sogno, solo la pallida consapevolezza di vivere un sogno, riduce appena l'enorme peso di esistere adesso, in
questo consumato mondo, fatto di nuovi inganni di ultime mode e di dotte rassicurazioni sul futuro.
I critici, i collezionisti, i direttori dei musei e delle riviste specializzate, i curatori delle grandi mostre,
loro lo sanno che la storia è finita.
Ora però c'è ancora pittura. (Vanni Cantà)
Continua il progresso nel percorso informale con lo studio di forme in diverse direzioni, alla ricerca di uno stile
personale. Proprio sotto questo aspetto la mostra si rivela interessante, pur non avendo un filo conduttore unico.
Sono diverse le tecniche impiegate e sperimentate per la creazione delle 50 opere esposte: a partire da carboncino,
acquerello, acrilico, con l'impiego di materie diverse, come carte colorate, cartoncini, gesso. L'esperienza del
polimaterismo apre nuovi orizzonti sconfinati.
Riciclaggio (Il ventaglio di G.G.)
Acrilico, carta da pacco, carta riciclata, smalto oro, argento, pastello,
olio su tela (100x80)
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